In questo articolo voglio parlarti del romanzo Cosa sognano i pesci rossi di Marco Venturino e di come due vite diverse possano riconoscere se stesse in una stanza d’ospedale.
Ma questo libro è molto di più.
Frenata la carrozzina?
Iniziamo.
Venturino: il medico autore della verità

L’autore di Cosa sognano i pesci rossi veste il camice bianco.
Già, perché Marco Venturino è il medico direttore della Divisione di Anestesia e Terapia Intensiva all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
E il romanzo rappresenta il suo esordio nel mondo della letteratura, ad oggi diventato un best-seller.
Nella post-fazione scrive:
Vorrei solo che rimanesse addosso, a chi ha avuto la pazienza di leggere questo libro fino in fondo, un odore particolare delle cose umane. Un odore che viene fuori dalle zone di confine tra la vita e la morte, ove i silenzi della vita e i rumori della morte assumono fattezze di giganti deformi.
Quell’odore, lo garantisco, si sente davvero.
Lascia che ti racconti.
Cosa sognano i pesci rossi: un romanzo che incontra la vita (e non solo)

Pierluigi Tunesi e Luca Gaboardi sono persone che fanno lavori completamente diversi.
E un giorno si incontrano nel reparto di terapia intensiva.
Pierluigi disteso sul letto, Luca con il camice bianco. Sono il pesce rosso e la faccia verde con i quali si alternano i capitoli del libro.
All’apparenza due persone con due vite completamente diverse.
Eppure c’è un filo che li unisce, che alimenta un rapporto così distante ma così complementare.
Pierluigi è il pesce rosso e si presenta così:
Pierluigi, il pesce rosso, l’osservato, il mito, l’immobile, il prigioniero del corpo relegato in questo letto che, come una vasca di un acquario troppo piccolo, è l’unico esistere che mi compete.
E come i pesci rossi, non ha quindi possibilità di comunicazione se non attraverso gli occhi a causa della tracheotomia.
Gli stessi occhi con i quali racconta al lettore l’ambiente che vive e le persone del reparto.
Ma non solo. Cosa sognano davvero i pesci rossi?
Nel libro troviamo pensieri, immagini, deliri e allucinazioni che si fondono e si incastrano tra realtà e illusione.
Ma non tutto è perduto.
Rimanere immobili sentendosi più morti che vivi conduce Pierluigi a profonde riflessioni sulla vita e la morte.
non ti sei accorto di vivere perché disponevi, credevi di disporre, di un credito illimitato. E per la prima volta pensi, con una lucidità spaventosa, che il credito è finito.
Pierluigi Tunesi, Cosa sognano i pesci rossi
Allo stesso tempo, il Dott. Luca Gaboardi affronta le stesse questioni riflettendo sulla propria vita personale e lavorativa.
Una vita, la sua, che non riesce a salvare.
Entrambi, attraverso la storia dell’altro, riusciranno ad incontrare se stessi.
In Cosa sognano i pesci rossi troviamo uno spaccato di realtà ospedaliera, fatto di favoritismi, menefreghismo, interessi personali e scarsa cura delle persone.
Una realtà che spesso si può intuire da fuori ma che si comprende solo se la si vive davvero.
Ma un libro come questo può avere diverse prospettive di lettura.
Cosa voglio dire?
Scoprilo nel prossimo paragrafo.
Cosa sognano i pesci rossi: le prospettive di lettura nel tempo

Ho letto questo romanzo 8 anni fa grazie ad un prezioso suggerimento.
A quel tempo, però, l’avevo divorato con gli occhi di una persona che aveva vissuto esperienze in determinati contesti ospedalieri.
Avevo empatizzato fortemente con Pierluigi Tunesi e la sua situazione di pesce rosso, perché molte cose che vive nel romanzo le avevo vissute anche io.
Alcuni mesi fa, dopo una chiacchierata con un medico a me caro, ho ripensato a questo libro e ho voluto rileggerlo.
Ma stavolta è stato diverso.
Ho empatizzato di più con il Dott. Luca Gaboardi.
In lui ho rivisto lo sguardo e le parole di pochi medici che ho avuto la fortuna di incontrare lungo il mio percorso.
Medici con scienza e coscienza, lontano da ambiguità, potere ed interessi personali. Medici che hanno scelto questo lavoro e che ogni giorno hanno al centro le persone.
Nella sanità, come nell’ambito socio-sanitario che ho avuto la possibilità di conoscere come educatrice professionale, si parla molto di persona al centro.
Tante parole, arricchite di formalità, che spesso servono solo ad alimentare l’ego di chi le pronuncia.
Quando l’unica cosa che conta davvero sono le persone in difficoltà.
E proprio nella difficoltà non serve davvero comunicare con le parole. Certi medici li riconosci dallo sguardo.
Quello sguardo che ti porti dietro anche a distanza di anni, con la certezza di aver incontrato la persona dietro il camice.
Anche solo per un momento, incrociando gli occhi nella velocità di un reparto.
Ho imparato bene in questa maledetta vasca dei pesci rossi, gli occhi riescono a dire più delle parole: le parole spesso mentono, gli occhi meno.
Pierlugi Tunesi, Cosa sognano i pesci rossi
Pierluigi Tunesi e Luca Gaboardi imparano a comprendersi con gli sguardi, incontrando se stessi negli occhi dell’altro.
Quegli gli stessi occhi che nascondono una domanda dolorosa: perché è successo?
Una domanda di cui entrambi non hanno risposta, come tutti noi.
Cosa sognano i pesci rossi è un libro emozionante e a tratti duro, come la vita.
Ricco di un’umanità vera che si conosce solo nei momenti di difficoltà, capace di farti sentire quell’odore che viene fuori dalle zone di confine tra la vita e la morte di cui parla Venturino.
Un libro che porta a riflettere sulla propria vita, senza arrivare a farlo distesi su un letto di ospedale.
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Spero che queste parole ti abbiano incuriosito verso la lettura di Cosa sognano i pesci rossi di Marco Venturino. Fammi sapere se lo leggerai con un commento qui sotto.
Al prossimo libro,
un abbraccio
Francesca