Essere un’educatrice professionale. Da dove partire?
Era davvero troppo presto quella volta.
Eppure tutto è accaduto in un attimo.
Osservazione intenzionale.
Non sarà difficile, pensai.
Ascolto attivo.
Devo ascoltare ciò che gli altri dicono. Ok, ci sono. L’educatrice professionale fa questo.
Restuccia va nelle dipendenze patologiche.
Quattro parole pronunciate dalla professoressa che annunciava il settore dove avrei sperimentato il primo tirocinio dell’università come educatrice professionale.
Aspetta, ho capito bene?
Più tardi avrei scoperto che mi era stata assegnata una comunità terapeutica riabilitativa.
Cosa fosse lo sapevo solo sulla carta.
Essere un’educatrice professionale: certe cose nei libri non si trovano
Giugno 2014, ore 8.30.
L’umidità era inaspettata e iniziava a farsi sentire anche a quell’ora.
Era il primo giorno e guidavo l’auto con i finestrini abbassati perchè l’aria condizionata non funzionava.
Ero alla disperata ricerca di un’indicazione nascosta che mi aiutasse a raggiungere la struttura.
Ritrovarsi in mezzo alla campagna senza cartelli stradali è bellissimo perchè dona pace.
Ma non in quella situazione. Non quel giorno.
Ci sono delle stalle di cavalli vicino, mi hanno detto.
Dove diavolo sono questi cavalli?
Mi ero fermata provando ad ascoltare i rumori, magari avrei sentito il verso di un cavallo. Ed invece sentivo solo il gran concerto delle cicale.
Ok, proviamo a prendere questa strada.
Ero tesissima ma allo stesso tempo curiosa di iniziare quest’avventura.
Chissà come sarà. E se arrivo tardi proprio il primo giorno di tirocinio?
Possibile che non c’è il solito signore che porta a spasso il cane in questo posto?
Poi ad un tratto vedo in lontananza un cavallo e tiro un sospiro di sollievo. Premo l’acceleratore e mi dirigo verso quella direzione percorrendo una stretta e malconcia stradina di breccia.
Respira e ricordati quello che ha detto il professore al seminario.
Manipolazione. Seduzione. Inganno.
Come se fosse solo questo l’importante.
Come se fosse possibile essere davvero preparati.
Il primo incontro: una porta da aprire verso una nuova realtà

Vedo finalmente l’insegna della comunità. Supero il cancello e parcheggio. Non vedo nessuno e c’è silenzio. All’improvviso sbuca un ragazzo da dietro la stalla e si dirige verso di me.
Ciao, chi cerchi? Te serve ‘na mano?
Si, grazie. Dov’è il responsabile?
Mi indica una porta finestra e senza che io dica niente, mi spinge con forza la carrozzina superando l’attrito della breccia.
Che gentile.
Arrivati all’entrata pavimentata mi chiede: c’hai qualcosa da fumà? ‘Na sigaretta?
Ricordati di essere un’educatrice professionale.
Un piccolo e leggero assaggio di ciò che avrei ascoltato, osservato, vissuto e alla fine analizzato.
Benvenuta nel mondo di chi farà un mestiere difficile ma ancora non lo sa.
L’inizio non è mai come sarà davvero: un principio per essere un’educatrice professionale

Tuttavia c’era qualcosa che mi spingeva ad andare avanti.
Il bello doveva ancora arrivare.
Ed è stato davvero devastante sul piano psicologico e arricchente allo stesso tempo.
Una delle migliori esperienze formative della mia vita.
Perchè prima viene la persona, poi il professionista.
Prima Francesca, poi l’educatrice professionale.
Ma torniamo a noi.
Sono ormai passati degli anni.
Tante cose sono accadute, tanti errori si sono intervallati a piccole soddisfazioni nel lavoro come educatrice professionale.
Devo ammettere che le esperienze hanno accelerato la maturazione di alcune consapevolezze.
L’inizio del mio percorso è stato solamente l’introduzione di un libro di cui non so ancora il numero delle pagine.
Oggi voglio condividere con te 5 lezioni pratiche che ho imparato in questi anni grazie alle persone con cui ho lavorato.
Non è tutto quello che imparato.
Sono quelle che mi piacciono di più e che possono essere utili nella tua quotidianità.
Pronto? Iniziamo.
5 lezioni pratiche per la tua quotidianità da un’educatrice professionale
1. IL CAMBIAMENTO PARTE DA SE STESSI E NON DAGLI ALTRI
Puoi dare la responsabilità agli eventi o alle persone per la tua condizione.
E continuare a stare fermo, puntando il dito verso l’esterno.
C’è un bellissimo proverbio che amo particolarmente.
quando punti il dito contro qualcuno, guarda la tua mano: tre dita puntano verso di te
Proverbio Cinese
Ci hai mai fatto caso?
Puntare il dito contro vuol dire anche pretendere che gli altri o gli eventi ti cambino la vita.
E facciano il lavoro al posto tuo.
Mi dispiace ma no, sei tu a doverlo fare. A sporcarti le mani, metterti in gioco e sentirti a disagio per essere uscito dalla tua comoda sicurezza.
Insomma, sei tu a dover cambiare te stesso.
Perciò, la tua vita è una tua responsabilità. Non fuggire ma inizia a costruirla giorno per giorno.
2. DIVENTA UN BUON ASCOLTATORE DI TE STESSO

Ti è mai capitato di sentire un peso nello stomaco?
Credo proprio di si.
Siamo fatti di emozioni combinate a pensieri spesso messi dentro una centrifuga, non è vero?
È possibile, però, riuscire ad individuare la causa di ogni emozione e sensazione che provi.
Lascia che ti spieghi meglio.
In qualsiasi situazione ti trovi a vivere, chiediti sempre il perchè stai provando quell’emozione.
La causa non è all’esterno, ma sei tu con la tua reazione a generare l’emozione.
È proprio quella reazione che devi esplorare, perchè proprio lì c’è la tua storia, le tue esperienze, il tuo carattere, i tuoi valori.
Mettersi in ascolto di se stessi vuol dire diventare un buon ascoltatore degli altri ed instaurare relazioni migliori nella vita attraverso una comunicazione efficace.
Se vuoi saperne di più, ti consiglio di leggere l’articolo sui 7 consigli pratici per comunicare efficacemente nella tua quotidianità.
3. GLI ALTRI SONO IL TUO SPECCHIO

Di conseguenza a quanto detto nel punto precedente, se c’è qualcosa che ti permette di conoscerti sono proprio gli altri.
Non sono così distanti da te. Ti aiutano mostrandoti la tua personalità, il tuo carattere, le tue debolezze e i tuoi punti di forza.
Ti rimandano indietro una parte di te, spesso quella che meno vorresti vedere ed affrontare.
Quella che a volte fa male e rinchiudi nel posto più lontano da te stesso.
Scommetto che hai capito cosa voglio dire.
Anche chi ti fa provare rabbia è importante.
Sta a te scoprire il perché, scavando sempre più a fondo.
Provaci, è un’allenamento.
4. NON PUOI SALVARE IL MONDO MA PUOI FARE LA DIFFERENZA NEL MONDO DI UNA PERSONA

Non puoi essere superman o wonderwoman.
Si lo so, a volte ti ci senti.
È inevitabile.
La verità è che non puoi aiutare qualcuno se questa persona non chiede aiuto.
Non puoi togliere la sofferenza dell’altro, ma puoi stargli accanto ed aiutarlo quotidianamente ad affrontare le conseguenze che questa comporta.
Fermarsi e stare vicino a qualcuno nella sofferenza è qualcosa di profondamente umano. Ed è anche difficile, perchè significa provare empatia, sapere ascoltare e non avere fretta di trovare soluzioni.
Esserci è il primo passo. Il fare, se necessario, viene dopo.
5. SEI UN DESERTO PIENO DI POZZI D’ACQUA
Ti svaluti continuamente.
Non sai fare questo, non sei capace in quello. Non sei all’altezza.
Hai ostacoli insuperabili da affrontare ogni giorno.
Sei nato con un destino già scritto.
Eppure in qualunque condizione sei, dentro di te ci sono tante potenzialità nascoste.
il bello del deserto è che nasconde sempre un pozzo da qualche parte
A. de Saint-Exupéry
Si, anche se non le vedi.
Anche se non le credi possibili.
Sei pieno di pozzi d’acqua che devi imparare a riconoscere ed utilizzare per generare alberi e fiori.
Puoi anche chiedere aiuto per tirarli fuori.
La scelta, però, è sempre la tua davanti a questo bivio:
vedi solo sabbia o anche pozzi d’acqua?
Mi auguro che queste 5 lezioni che ho imparato come educatrice professionale possano esserti utili nella tua quotidianità.
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Un abbraccio
Francesca